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che incontràvano già diffuse nel vasto seno dell’India. E per verità, chi ben consìderi, viene a indurre che con òpera profonda e perseverante strinsero nella robusta loro mano un fascio di più religioni, e le ridùssero ad apparir mere variazioni rituali d’una fede sola.
Sotto tre aspetti principali rappresèntano i bramini l’èssere supremo; l’uno astratto e scientìfico, l’altro concreto e vulgare, il terzo spirituale e contemplativo. Nel primo vìdero solamente la sustanza, l’ente; lo chiamàrono Brama; e lo tènnero indifferente al bene e al male, come incidenze che non tòlgono il principio dell’èssere. Questa divinità, non in atto, ma in potenza indeterminata, non eccitava speranze nè timori; epperò non ebbe feste segnate al calendario, nè templi, nè devoti che al modo indiano s’imprimèssero il fronte coi segnali del suo culto. — Nel secondo aspetto rappresentàrono i bramini la potenza determinata e attiva, che muta indefessamente le forme onde si veste l’esistenza; e gli pòsero il nome di Siva, e lo fècero Maha Deva, cioè Magno Dio, animatore della natura, ministro di tutti i beni e di tutti i mali, dispensatore della vita e della morte, come presso i Romani il nome di Libitina dinotava in uno la Dea della morte e dell’amore. E questo il nume al cui simulacro, più spesso effigiato colle insegne del male, cioè con molte braccia armate di varii strumenti di dolore e sterminio, si atterra anche oggi la moltitùdine dei pòpoli indiani.— Nel terzo aspetto della divinità si volle indicare la benèfica sapienza, che inaspettata appare fra le ruine e le stragi a redìmere le genti dal profondo della sventura e della depravazione. La chiamàrono Visnù, e favoleggiàrono come nove volte scendesse moltiforme su la terra a salvare con pietoso inganno i suoi devoti; e ne aspèttano e invòcano la dècima apparizione (avatar); e nel settèmplice recinto di Seringam dipìnsero Brama stesso ginocchioni a suoi piedi; che è quanto dire l’universo invocante un salvatore. — Nè i bramini personificàrono solamente questi tre attributi di Dio, — l’essenza, la potenza, la bontà; ma per egual modo astràssero e personificàrono tutte le altre qualità e modificazioni; e poi le duplicàrono sotto forma virile e feminea; e derivàndone altri attributi, li chia-