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porge il filo dell’incivilimento indiano, nel quale, in luogo delle successive trasformazioni, regna il principio d’una ferrea perpetuità, come se la natura umana fosse colà costrutta d’altri elementi. Perlochè in quella fede d’un continuo progresso della quale sembra compreso il nostro sècolo, tanto più giusto è il desiderio d’intèndere il secreto d’una società che pare esclusa da quelli che noi riputiamo necessarii destini del gènere umano. E forse non è senza pràtico frutto l’indagare a quali istituzioni per avventura si debba codesta immobilità; perocchè in vero mal si potrebbe attribuirla interamente a natura singolare della nazione inda, la quale, a preferenza di molte altre, si collega per lingue, e quindi per antica parentela all’Europa, e nella congerie delle sue dottrine tante ne ha communi con quelle dei nostri antichi e di noi. Fra le due società, la nostra e l’indiana, che tremila anni sono aprìvano il corso della loro vita sotto l’imperio di credenze in gran parte medèsime, espresse coi medèsimi riti e con parole d’una medèsima radice, ora l’una si vede illuminata, forte, audace, scòrrere colla potenza del vapore tutti i mari, e seminar di novelle popolazioni quanto rimane di abitàbili terre; l’altra, dopo una prematura gioventù abbellita dalle arti e dalla poesìa, declinar subitamente a vecchiezza ingloriosa, inerme, infeconda, non curante delli altri nè di sè, cieca d’ogni lume di scienza esperimentale, ammaliata da insanàbili superstizioni. Laonde, o non v’ha generale dottrina delle umane cose, o essa, prima di dirsi tale, deve adoperarsi a schiarire in qualche modo le riposte cagioni, per cui mentre li occidentali salìvano alla scienza viva e a sempre crescente potenza, l’Oriente avviàvasi senza riparo sul calamitoso pendìo dell’inerzia e del decadimento. La suprema delle umane scienze certo sarebbe quella che aspirasse a dimostrare coi fatti di tutte le istorie esservi come un’arte del bene, così anche un’ arte del male; e il progresso dell’umanità non èssere così spontaneo e vittorioso, come parve a coloro che, per architettare un ordinato sviluppo di càuse e d’effetti, tòlsero all’uomo la responsabilità e la vigilanza deLle sue sorti.

La penìsola indostànica rammenta sotto certi aspetti naturali,