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62 | IL ROMANZERO |
prima crociata; il sècolo che si compieva colla presa di Gerusalemme. Cent'anni prima le popolazioni europèe, allaevare in una diuturna viltà, fùggivano ancora avanti agli Arabi, agli Ungari, ai Normanni, che dal mezzodì, dall'oriente, dal settentrione, penetràvano col ferro e col foco sino agli indifesi recessi delle Alpi.
Pare che codesto Rodrigo fosse la meraviglia del tempo; prima campione del Regno di Castiglia, poi èsule e perseguitato, amico del re àrabo di Molina, òspite del re àrabo di Saragozza e tutore del suo figlio Muetaman, pareva avere errato per le Spagne a radunare quanto di cavalleresco avèvano le due nazioni. Alcuni vògliono che le prime memorie del Cid fossero composte in àrabo da due suoi paggi; poichè nelle corti di quel tempo le due stirpi vivèvano compagne, e si prestàvano mutuamente i poètici loro costumi. E pare che le prime poèsie dell'Europa romanza fossero traduzioni di canti moreschi, fatte per accompagnarsi ai medèsimi strumenti. Lìàrabo, ad onta del suono gutturale, era a quel tempo la lingua musicale del mondo civile, come l'italiano ai nostri giorni. Le raffinate galanterie delle città moresche, imitate dai cavalieri provenzali, èbbero poi l'ultimo tocco di soavità nei versi del Petrarca. Le canzoni del Romanzero erràrono a lungo fra il pòpolo, che forse accumulò com'è suo stile, sopra un solo nome le memorie di molti guerrieri. Esse non si fissàrono in iscritto se non nel secolo XVI per opera di Ferdinando del Castillo; e pòrtano qua e là le vestigia dei quattro sècoli, ch'erano corsi frattanto dalla morte del Campeador.
Questa Odissèa guerriera, tutta piena delle fiere passioni del medio evo, comincia col dipìngere la tristezza del padre di Rodrigo, cui la vecchiaia toglie di poter vendicare un'ingiuria fattagli dal conte Lozano. Il giòvane Rodrigo sfida a morte Lozano, recide il capo del cadàvere, e comparso con esso avanti al padre, gli piega inanzi con fliale sudditanza il ginocchio. Il vecchio sedeva a mensa solingo e gemente, volgendo in cuore l'onta sofferta, e covando mille fantasmi d'onore, quando Rodrigo, col mozzo teschio del conte impugnato pei capelli e stillante sangue, prende il