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DEL CID 61

Non è però che le lèttere spagnole non sìano già ben degne di fervoroso studio anche nel loro presente stato. Anzi dobbamo onore ai pochi che, secondo le forze loro, danno in Italia l'esempio di coltivarle. E tra questi si vògliono annoverare i due traduttori che pubblicàrono non ha guari le Antiche Romanze Spagnuole, e il Romanzero del Cid. E di quest'ùltimo intendiamo dir qualche cosa per ora. E ciò che abbiam qui premesso fu nella mira di porre nel suo miglior aspetto il libro spagnuolo.

Il Romanzero del Cid è la materia-prima d'un poema, è una tradizione antica, che ha preso nelle fantasìe del pòpolo la tinta ideale, e sulle labbra la forma cantàbile, e alla quale mancò solo che vi ponesse l'ùltima mano un altissimo ingegno, e ne traesse uno splèndido poema nazionale. E l'Omero della dottrina di Vico, prima che l'ùltimo degli Omeri fondesse le sparse e vetuste rapsodìe in una forma àrmonica ed una; è il Turpino d'Ariosto, l'Ossian di Macpherson; ma ci pervenne nella nativa e rude sua purità. I costumi sono aspri, la lingua è dura, l'àrmonia poètica è appena adombrata nel tetro monòtono e nelle fioche assonanze che vi tèngono il luogo della rima. Ma queste rùvide cantilene sono la memoria d'una intera nazione, sono il tesoro de' suoi sentimenti, lo specchio in cui si riflèttono i vizi e le virtù d'una gente guerriera.

Rodrigo figlio di Diego, detto alla spagnuola Rui Diaz, fu sopranominato il Campeador, perchè il più ardito a scèndere dalle castella montane e affrontare la cavallerìa moresca nell'aperta pianua. Vuolsi che gli Arabi stessi, ùomini generosi che sapevano ammirare anche un nemico, lo choiamàssero il Cid, nome che in loro lingua suonerebbe il prode; e con questo nome egli pervenne all'ammirazione della tarda posterità. Viveva nella seconda metà del secolo XI, quando le sorti della Spagna si bilanciàvano ancora tra la mezzaluna e la croce, e le due insegne si contendèvano ancora con dubio successo il sanguinoso terreno. Era un tempo in cui la natura umana riprendeva in tutta l'Europa inusitato vigore; il tempo in cui Guglielmo fondava il regno d'Inghilterra e Ruggero il regno di Sicilia; in cui la Francia prendeva alla Spagna e all'Italia il pensiero delle