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56 IL ROMANZERO

La lingua spagnola si distingue per certa sua pienezza e pomposità, in cui taluni vògliono si esprima l'ànimo altiero della nazione. Ma la più parte àmano attribuirla all'influenza d'un innesto straniero; e a seconda delle loro preoccupazioni, ora pàrlano di maestà romana, ora di magnanimità visigòtica, ora di splendidezza saracena. Fatto sta che fin dal tempo in cui seguì la propagazione della favella latina nell'Iberia, i Romani avèvano nnotato una certa soverchia sonorità nei Cordubæ natis poetis; ciò che palesa esser questo un distintivo della stirpe indìgena. E come mai la grandiloquenza latina avrebbe lasciato in lontana e sùddita provincia quelle vestigia che non lasciò nella nativa sede?

Molto men fondata è l'opinione di molti scrittori che ripètono dai Goti non solo l'alterezza del linguaggio, ma eziandìo quell'indomabile propòsito che sostenne il pòpolo spagnolo nella lutta contro gli invasori àrabi dal 711 al 1492, in 780 anni di continua guerra e in una sanguinosa serie di tremila e settecento battaglie. Però si potrebbe loro opporre che, se questi prodigi di costanza non sùrgono dal fondo dell'ìndole nazionale, non è possìbile che si tòlgano in prèstito a un pugno di stranieri, i quali veramente non pòrsero esempio mai di questa singolare virtù. E infatti la resistenza dei Cristiani ai Mori fu mìnima al tempo dei Goti; venne crescendo coll'allontanarsi di quell'età; e toccò l'àpice ottocento anni dopo la dispersione dei Goti, quando il gran Gonsalvo e gli altri guerrieri di Ferdinando espugnàvano l'ultimo asilo degli Arabi sulle rupi della Sierra Nevada, e il re Sebastiano di Portogallo li perseguitava a morte sulla terra d'Africa.

I Goti al loro tempo passàrono il Danubio come fuggitivi, entràrono in Italia come federati, occùparono la Linguadoca e le Spagne quasi in dote nuziale d'una sorella del romano imperatore sposata al suo capitano Alarico. Ma ogni qualvolta si trattò di combàttere, furono vinti da Stilicone, da Belisario, da Narsete, da Childeberto, da Tarif. Gli istòrici prodigàrono il valore dei pirati nromanni anche a tutti i bàrbari d'acqua dolce; ma forse i Goti non èbbero altra giornata di vera gloria militare, che quando concòrsero a dispèrdere le orde di Attila nelle pianure della Sciampagna.