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IL ROMANZERO DEL CID




La nazione spagnola parla una lingua che s'appròssima all'itàlica più di parecchi dialetti dell'Italia stessa; ella vive sotto gli influssi d'un medesimo cielo, sull'altra riva d'uno stesso mare, rendendo fede al medèsimo culto, e dedicando scuole ai modelli delle stesse letterature. Nell'una e nell'altra penìsola si seguìrono con poso dissìmile vicenda il dominio romano, l'occupazione gòtica e più o meno le incursioni dei Saraceni; e in età ben vicine a noi una sola potenza si stendeva l'uno e l'altro popolo, si affettàvano gli stessi costumi, si vestiva la medèsima cappa e lo stesso austero collare. Eppure le lèttere spagnole sono poco apprezzate in Italia e quasi ignote. Per mille giòvani sollèciti di addestrarsi alla lingua francese più forse che alla stessa favella nazionale, è difficile trovarne uno, che spenda una settimana ad appianarsi le poche difficoltà e le fièvoli differenze della lingua spagnola. L'Italia colle sue imitazioni oscurò i trovatori provenzali, fece rediviva l'epopèa e la tragedia dei greci, rese sue le leggende romanzesche della cavalleria francese, si mostrò perfino invaghita delle