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IL LORENZINO 51

nome caro all'imaginazione de al cuore. Reca profondo cordoglio il vederla soccùmbere, fra le làgrime e il sangue, sotto il peso delle grandi nazionalità europèe, come oriuolo stritolato dalle ruote d'un carro. Il commune di Firenze fu il più vigoroso di quei plessi nervei, i quali diffusero la vita civile nel corpaccio dell'Europa feudale. Ma quella vitalità schietta, incàuta, popolare, non poteva resìstere ai tempi. Venezia sopravisse all'urto di Cambrai, perchè pòpolo dòcile aveva abbandonato da lungo tempo i suoi destini ad una corporazione serrata, la quale sapeva prevedere e preparare; atterrire i nemici interni; elùdere, divìdere, stancare gli stranieri; e armarsi delle conquiste per combàttere con armi eguali. Ma i Fiorentini avèvano troppe passioni e troppo ingegno; e non sèppero obedire se non alla dura necessità.

Le maniere di quel pòpolo appàiono nel drama, come veramente furono, spiranti ancora l'avita eguaglianza e un'indòmita garrulità. Fra loro e il nuovo duca non vi ha se non il legame della forza; non vi ha la minim'ombra di devozione feudale, mentre non v'è per anco la sudditanza moderna. Il che spiega la necessità di modi sì crudeli.

Il duca Alessandro è un giovinastro libertino, giovialiaccio, valoroso, sprezzatore della prudenza dei consiglieri, sprezzatore dei dotti, degli artèfici, delle donne, e di chiunque ha paura del sangue. Piuttosto che mostrar timore, egli cade inerme sotto il ferro d'un nemico palese, d'un nemico-nato.

Lorenzino è testa ideale; posta fuori del senso commune, perchè non cure gl'interessi e non gli intende; potrebbe farsi strumento di grandezza Guicciardini e gli altri astuti, e aprirsi la strada al regno, che è suo. In quella vece uccide il prìncipe per un'opinione latina e greca; e getta la corona in piazza, ove Cosimo l'aspetta. Aborrito dal pòpolo, pensa cattivarlo con una canzone; ecco le pìccole armi, le pistole corte delle menti ideali. Vuol èssere l'ammirazione del gènere umano, e non riesce tampoco a farsi applaudire da una donna innamorata. La nullità civile di quest'ànima depravata, artificiosa, che con una parola volge e rivolge Alessandro, e che non sa farsi crèdere da nessuno, è profondamente ritratta. È