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GOETZ DI BERLICHINGEN | 47 |
Goetz, fervoroso amico, trova un amico ìnvido e traditore; il suo figlio è un codardo; la sua sorella è una pòvera tradita; il pòpolo incendia le castella; i servi fedeli sono uccisi; il vecchio imperatore è morto; e un giòvine di nuovi pensamenti guiderà la nave dell'antico imperio.
Il cavaliere allora perde ogni speranza e ogni amor della vita: «Le mie radici sono tronche», egli dice; «io sono l'ùltimo de' miei. Muori Goetz; tu hai sopravissuto ai generosi. Chiudete i vostri cuori più che le vostre porte; i tempi dell'inganno vèngono, e regneranno; gli iniqui regneranno colla frode, e il generoso darà nelle loro reti».
L'estrema delle sventure di Goetz è l'indifferenza del suo poeta. Il vecchio derelitto, che lutta solo contro il nuovo sècolo, non ha il furore tràgico del re Lear, nè la vena còmica di Don Chisciotte; non sa far piàngere, e non sa far rìdere. - Il Messìa di Klopstock e il Guglielmo Tell di SchillerSchiller sono l'espressione fedele d'ànime ardenti e veraci. L'ànima di Goethe è come una bella notte d'inverno, stellata e fredda.