Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/60


E ALFIERI 43

dono le concezioni d'un ingegno ineguale ma liberissimo, e tutto ridondante di giovanile fecondità.
Ma siccome nessuno ci costringe a prender l'una delle tragedie e ricusar l'altra; siccome nessuno ci vieta d'abbracciare con equo e candido giudizio ambo gli illustri poeti; così noi, lasciata ogni cosa a suo luogo, diremo il nostro desiderio che da ogni lato si appòrtino pure le straniere dovizie a fecondare il nostro terreno. Ciò non ne torrà la coscienza della nostra dignità nazionale confidata a troppo glorioso nomi, benchè di tempo in tempo torni necessario l'astèrgerli dalla polvere del tempo e dal fumo delle opinioni estreme. Noi facciamo ànimo al felice ingegno che prestò all'insigne straniero la veste del franco e splendido suo verso, e gli auguriamo costanza di compiere l'ardua impresa. Non siamo tra quelli che, scambiando la forza dello stile colla fortùita asprezza dei suoni, o colla nudità delle articolature etimològiche, vogliono attribuire disegual grado di vigore alle due lingue; e quindi siamo tentati a rìdere di chi per ostentare più profonda dottrina e più squisito senso, affettasse di trovare troppo gracili ed inadeguate forme nella lingua di Dante. Siamo certi, che l'impressione la quale i nostri cittadini possono ricevere dall'originale parola straniera, non potrebbe veramente riescir maggiore di quella che porge nella nativa loro lingua questa egregia traduzione.
Accogliamo pure con ospitale e saggia estimazione gli eccelsi esempli di tutte le antiche e moderne letterature, poichè la moltiplicità dei modelli assicura la libertà degli studi, e prepara da lungi la feconda e varia potenza delle òpere. Se non è lodevole che la gioventù nostra adori le cose straniere, è assai più turpe e dannoso che al tutto le ignori. L'intelletto, a modo del mare, deve ristaurarsi e nutrirsi coi lìberi tributi di tutta la terra.