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42 SCHILLER

sprezzo che Schlegel pur troppo si compiacque tanto di seminare, abusando di disunir le nazioni quelle stesse òpere dell'ingegno che dovrebbero essere il più saldo pegno di vicendevole rispetto. Noi vorremmo che messe una volta in disparte le trite e superficiali controversie d'unità, di mole, di forma e d'intreccio, si apprezzasse nella tragedia sopra tutto il valor morale e intimo delle figure poste in azione. E allora siamo certi che lo spassionato osservatore, dopo aver trovato nell'òpera di Schiller belle d'un òrdine altissimo e tratti che spirano il più delicato affetto, si lagnerebbe che rìescano dispesi a soverchi intervalli, tra un fogliame di freddi accessorii. Riconoscerebbe che la vantata verità del costume locale consiste più nel materiale contorno di dame, e grandi, e paggi inginocchiati, che nell'ìntimo sentimento di dignità che il pòpolo spagnolo serbò sempre nel tempo del suo fiore e nel suo decadimento; e quindi loderebbe piuttosto il fondo del quadro, o direm pure la cornice, che le figure e le movenze. Riconoscerebbe che l'illustre istòrico, al paro d'Alfieri, anzi più assài d'Alfieri, sprezzò nella tragedia il rigor delle date, e le smosse liberamente e le aggruppò, come le smove e aggruppa naturalmente la oscillante memoria e l'impaziante imaginazione dei pòpoli; e, com'è ben giusto, le fece serve alle alte ragioni della poesia e dell'effetto. Riconoscerebbe che Schiller, al paro d'Alfieri, si valse dei uomini d'un'altra età, per incarnare le opinioni e i voti del mondo contemporaneo. Infine non negherebbe che se si scrùtano con severo sindacato le singole figure, la regina talora scende al ragguaglio di donna vulgare; Don Carlo e Posa non hanno la rigorosa idealità del cavaliere spagnolo; e in Filippo e in Alba manca quella fermezza e durezza d'ànimo che infatti èbbero; mentre ed Alba stesso e tutta la corte càdono a più abietta corruttela che non sia loro attribuita nemmeno dai loro nemici. Perlochè in generale l'òpera d'Alfieri, comunque angustiata dallo spazio e dalle rìgide osservanze teatrali, sovrasta per precisione di date istòriche, per verità di sentimento nazionale, per concentrazione di luce e di calore, e soprattutto per continua delicatezza e dignità. Lo squisito mèrito di Schiller risiede sopra tutto in quella spontaneità e sovrabondanza, con cui si effon-