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E ALFIERI | 37 |
E tosto la sua terribile risoluzione è presa; e l'accusa di tentato parricidio vien portata al consiglio nel susseguente atto; e il destino di Don Carlo è abbandonato a' suoi giudici, come appunto istoricamente avvenne:
Fuor del mio aspetto
Nuovo consiglio or si raduni ...
Sol si ascolti il vero. -
..... Sentenziate.
E al cominciar dell'altro atto, il re, da tante spade preceduto, arresta il figlio, senza che il secreto di famiglia sia traspirato in altri che in Gomez; il quale astutamente se ne vale per precipitare con perfida pietà Isabella nella prigione di Carlo, e perderla con lui. La forza d'ànimo di Filippo è spaventevole; egli vede, egli delibera, egli intraprende, e tutto fa col più profondo secreto; e si mostra ben colui che per quaranta e più anni volle esser l'unica volontà d'un vasto imperio, e a cotesto tetro sogno immolò le intere nazioni, la sua potenza e il suo sangue.
Giustizia vuol però, che si dica che il Filippo di Schiller manda egli pure di tempo in tempo qualche formidabile ruggito:
Che mostri odio l'Infante
Sopra i miei consultori a me non duole,
Duolmi il saper che li disprezzi.
E altrove:
Tutti i miei Grandi aunerò, sedente
Io medesimo a giudizio; e là v'aspetto.
Se l'ànimo vi basti, a dirla re,
La Regine morrà. Senza riscatto
Ella morrà col figlio mio. Ma quando
A scolparsi giungesse .....
...... Morrete voi.