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31 SCHILLER

una parola; ciò che Longino chiama il sublime; nè tutti i lettori hanno tatto d'avvedersene, e di valutare il diverso grado di morale altezza a cui può giungere ne' suoi scrittori una nazione.

Sublime è quella feroce compassione che il malvagio astuto dimostra al superbo incauto, che debb'essere vittima sua. Ma non perciò potrà dirsi coll'acerbo e capriccioso Schlegel, che qui i malvagi d'Alfieri palesino la loro scelleraggine a volto scoperto; il che meglio potria dirsi della Èboli ,e di Doming, e d'Alba, e d'altri pur troppo dei personaggi di Schiller.

La voltata di spalle simiglia a quella con cui Didone risponde alle misere discolpe dello straniero traditore nell'Inferno di Virgilio. Virgilio, sì poco e sì grossamente inteso dalla critica novella, fu primo a dare dignitoso costume alla donna; perchè potè studiare nelle matronie di Roma quella signorile imàgine che Omero non potè incontrare lungo le fontante, ove attingevano aqua e lavavano panni le figlie dei prìncipi achèi. E la poesia, appena risurta in Italia, rese tosto gli aviti onori alla virtù femminile, e cantò col cavalier ghibellino:

Ella sen va sentendosi laudare
Umilemente d'onestà vestuta,
E par che sia una cosa venuta
Di cielo in terra.

E Alfieri si attenne all'antica tradizione italica, incarnata nelle altiere fronti delle donne di Raffaello, e fece Isabella gelosa del suo secreto perfino all'amante:

Di Filippo il figlio
Oso amar, io? ...
Ah! perchè tal ti fero
Natura e il cielo? ... Oimè! che dico? imprendo
Così a strapparmi la sua dolce imago
Dal cor profondo? Oh! se palese mai
Fosse tal fiamma ad uom vivente! Oh! s'egli
Ne sospettasse!...