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richiesta a turbare co' suoi laboriosi insegnamenti la spontanea vena dei nostri affetti.

E' certo che tra pòpolo e pòpolo, tra generazione e generazione, corre gran divario d'indole e di modi; ma come indicare lucidamente e sicuramente il divario che passa fra l'amore d'una spagnola, e quello d'una persiana o d'una russa? E quand'anche taluno giungesse a trovare queste mezzetinte, come potrebbe poi, senza premettere un commento a sè medesimo, farle notare e apprezzar dalla moltitudine non curante d'erudizioni e avida d'affetti. La maggioranza degli spettatori in ogni paese si è fatta per costume certi suoi generi ideali, a ciascuno dei quali aggrega i personaggi che le si affacciano con nuovo nome. Essa ha il gènere del tiranno, e il gènere dell' amoroso, quello dell'innocente oppresso e quello del ministro maligno; poco le cale delle sottili gradazioni istoriche che dividono Tiberio da Filippo, o Virginio da Guglielmo Tell. In Germania nessuno si mette in capo di scrutiniare se gli spagnoli e le spagnole che il giovane Schiller dipinse come poteva in una villa della Franconia, non sìano per avventura tedeschi e tedesche. E in Italia diremmo ridicolo chi si proponesse di star duro e incommosso ad una scena d'Alfieri, solo perchè i suoi spagnoli, giusta il rito ereditario della nostra tragedia, si danno del tu alla greca e trasteverina, piuttosto che dell'usted o del Vuestra Altesa.

V'ha di più; un poeta scrive pel suo tempo; intinto delle opinioni che fèrvono in quell'istante, non può lasciar trasparire le sue affezioni; e in chi mira a scaldar gli animi, sarebbe malaccorto consiglio non appigliarsi a quei lati da cui le moltitudini sono già prossime a infervorarsi. Quindi la via d'Alfieri e di Schiller era prescritta nella tendenza dell'anime loro verso le calde opinioni del loro tempo; essa era tracciata ad Alfieri dall'impresa di Washington (1775), e a Schiller dal suo trionfo (1783), poichè tutte le menti giovanili in Europa n'erano accese. La via loro seguiva la spinta delle moltitudini, ch'erano in procinto ormai di precipitarsi nella sanguinosa tempesta che rinnovellò la faccia del mondo. Quando Schiller sempre più vicino all'anno memorando del 1789, e più ideale nelle sue spe-