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PREFAZIONE XI

a quello, riescono più oscure a tutti li altri. S'intende un'angusta e inutile popolarità d'origine, non la vasta e benefica popolarità dell'uso e dei frutti. E in sustanza ci s'ingiunge d'accettar nuovamente a fastidiosa consigliera d'ogni scrivere la Crusca. E anzi il rifiuto medesimo della Crusca viene da bramosi e sottili spigolatori raccolto e tessuto in certe pagine, le quali ci suonano affatto forestiere; e ben piuttosto che di letteratura popolare sono lavori di lingua più dotta e più morta che non fosse testè la latina; e ci rammentano troppo quelle tarsie che faceva il Segato coi brani dei cadaveri.
A codeste raffinatezze che fanno retrocedere la pubblica ragione, si oppongono quelle dottrine linguistiche che rischiarano d'una medesima luce le questioni contemporanee e le più remote origini dell'Europa, e mirano a far della lingua una libera e lucida interprete delle arti utili e della viva scienza, sciolta egualmente dall'affettazione dei modi cruschevoli e dei vocaboli greci. Che se paresse a taluno che non convenga movere da sì lontane e solenni cose per calare a minute questioni di lingua e d'ortografia, gli si potrebbe rispondere che la ragione, anche aspirando a più alte conquiste, non deve spregiare d'esercitarsi in qualsiasi più circoscritto e più povero campo.
A chi ami poi considerar le cose solo dal lato ove sono di maggior momento, farò preghiera di voler considerare quali verità scaturiscano dai nostri principii di linguistica. - L'origine asiatica delle nazioni e delle lingue europee si deve intendere in modo che i singoli loro elementi siano provenuti dall'Asia, ma le loro positive combinazioni siano accadute su la terra d'Europa. Le irruzioni dei popoli in massa e colle loro presenti lingue, come il vulgo delli scrittori intende, non hanno fondamento istorico. - I dialetti e le pronuncie provinciali sono cose di tradizione, indipendenti affatto dai climi e dai luoghi, e preziose fila per salire alle prische origini. - Quei dialetti privi-