tri mai. E al contrario ricorrendo da capo Shakespear trovava il sopranaturale scaturirvi tutto dalli incantesimi, e dalli spiriti della terra e del mare, e altretali reliquie dell'era cèltica; onde anche tra le fosse e i teschi di Hamleto non si leva fiammella di cristianèsimo; nè si potrebbe tampoco ritrarne di che fede il poeta si fosse. Nè il frate in Giulietta, nè il legato in Re Giovanni sono figure introdutte con devota intenzione; e forse ai giorni di Shakespear e tra le rigide opinioni dei riformatori, il teatro come profanità tollerata appena, non poteva osare di farsi interprete a solenni credenze. E parimenti io non mi persuadeva che dalla serena austerità dell'evangelio fossero derivate le adorazioni amorose dei Provenzali, o le voluttuose fate dell'Ariosto, o quel tenace proposito di vendetta onde sono i roventi tre mondi del Ghibellino. Tutta adunque quell'unità poetica da cui s'intitolavano le nuove opinioni mi pareva risolversi in estrani elementi, i quali se si accozzarono in grembo al medio evo, tengono per certo le fonti loro in più remote e oscure regioni. Laonde non intendeva come nel paragone d'antico con antico fossero tanto a vituperare le tradizioni dei nostri padri, o se meglio piace, dei nostri antecessori su questo suolo italogreco. E non vedeva perchè dovessimo farci pedissequi di pensieri e d'interessi non nostri, affettando frivola disistima di quelle generazioni che fecero le nostre città e i nostri campi, e deposero sino nei loro sepolcri le vestigia d'un vivere così umano e adorno, e seppero dare sì sublime parola a Filottete derelitto e a Didone disonorata, e imprimere sul volto della Niobe e del Laocoonte le note di sì squisito dolore. Non vedeva perchè a tanto intervallo di sècoli dovessimo levare uno sguaiato riso contro quelle arcane fantasie, che avevano pure confortati e scorti a sì nobili fatti i nostri padri. Poichè, infine, è più bello figurarci sacro l'aratro, e onorato dalla mano vittoriosa dei cònsoli e dalli armoniosi insegnamenti dei poeti, che