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VITA DI DANTE 87

romanzi, e appàiono introdutte dai curiali di Carlomagno, o dai mercenari normanni che si pòsero qua e là per l'Italia, e vi acquistàrono signorìe; ma non vìssero nelle piazze col pòpolo, nè divènnero patriarchi di numerose plebi; e si facèvano ripètere quelle loro voci straniere nelle fiabe e nelle cantilene dei loro giullari, d'onde elle pervènnero a romanzieri e poeti, e con loro si rimàsero, non intese o non curate dai pòpoli.

I dialetti di Trento, di Veròna, di Vicenza, di Pàdova, di Treviso, città poste sul passo dei Goti, degli Eruli e dei Longobardi, dovrèbbero, secondo il conte Balbo, esser quasi gòtici, e radicalmente diversi da quello di Venezia, la quale non fu invasa mai. Al contrario, essi fòrmarono tutti la famiglia dei dialetti vèneti, e non senza molto sottile attenzione, giungiamo a distìnguerli dal dialetto proprio della città di Venezia; e ad ogni modo le loro desinenze sono cento volte meno tronche dei dialetti di Bologna e di Parma, che, invece di toccar le Alpi, tòccano l'Appennino. Il dialetto vèneto, il friulano, il lombardo, il lìgure, il toscano, hanno fra loro una differenza radicale, che in nulla dipende dal settentrione o dal mezzodì; ma proviene dalla differenza delle popolazioni primitive, le quali non si sradicàrono mai dal terreno nativo, nè dopo i Romani nè prima; e assumendo dai Romani il linguaggio latino, lo modificàrono a seconda del loro anteriore idioma etrusco, o cèltico, o vèneto, o càrnico, e della domèstica loro abitùdine di pronunciarlo. Le invasioni posteriori non introdùssero in uno o in altro dialetto il mìnimo elemento che non s'introdusse egualmente in tutti, e prima ancora nella lingua scritta.

Il dialetto sardo, così diverso dal vicino còrso che si parla sul lembo boreale della ìsola di Sardegna, si lega linguisticamente piuttosto allo spagnolo che all'italiano, dal quale si divide principalmente per quel suo distintivo di terminare i plurali in s alla maniera di tutta l'Europa occidentale. Un solo dialetto italiano in ciò gli assimiglia, ed è il friulano, il quale, secondo la dottrina del signor Balbo, ne dovrebbe essere precisamente il più lontano di tutti, E solo il grigione, se potesse dirsi dialetto italiano, si dovrebbe aggiùngere al friulano e al sardo; eppure vien parlato sull'altro pendìo delle Alpi. Del resto