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86 | VITA DI DANTE |
lingue, come avvenne che gl'Italiani e i Francesi adottàssero qualche dozzina di voci gòtiche; ma non vi ebbe mai fusione negli elementi orgànici delle diverse favelle.
Tanto il latino, quanto il greco e il gòtico, si decompòsero nel dilatarsi, e nel divenire da idiomi di tribù lingue commerciali di vaste popolazioni. Si diradò quella selva lussureggiante di nèutri, di passivi, di medii, d'ottativi, di duali. Il greco moderno non ha futuri, mentre l'antico ne aveva una dozzina per verbo, attivi, medii, passivi, participiali. Paragonate la poverissima grammàtica tedesca alle dovizie della gòtica; paragonate la inglese, la più sèmplice di tutte, alla madre anglosàssone; la danese, sì gretta, alla pindàrica breviloquenza dell'Edda. Quando si sconcerta il delicato congegno delle inflessioni grammaticali, il vulgo si confonde e le abbandona; le lingue non règgono alla libera trasposizione, e assùmono per necessità un ordine fisso, diretto o inverso, dove la posizione aiuta a stabilire il senso della parola, come le colonne delle cifre numèriche. Laonde il latino parlato si dovè semplificare, nel propagarsi pel vasto occidente e nel divenir lingua mercantile di cento rozze popolazioni, dalle foci del Tago a quelle del Danubio. E in questo le tarde invasioni dei bàrbari, almeno in Italia e in Francia, lasciàrono le cose, poco più poco meno, com'èrano prima. Che importava qualche migliaio di Vàndali o di Goti, sparsi per entro un imperio, dove già da sècoli èrano a milioni i Celti, gli Iberi e gli Africani?
L'altra asserzione del conte Balbo si è che «nei dialetti italiani si osserva maggior mescolanza di parole e di desinenze tedesche, quanto più essi sono settentrionali. Il meno mescolato e più latino è il sardo.»
Il fatto torna contrario; poichè in nessuno dei nostri dialetti popolari si trovàno tante voci gòtiche quanto nella lingua scritta, ed anzi nella parte sua più poètica ed elevata. Le parole gòtiche arpa, brando, usbergo, agguato, strale, dardo, schermo, desco, elmo, daga, stormo, tregua, senno, smacco, gramo, foggia, spalto, e così via, sono pur tutte della lingua poètica; ben poche sono incorse nei dialetti, e alcune sono appena intese dal vulgo, Esse appartèngono alla lingua cavallèresca dei