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VITA DI DANTE 83

Romagnosi, nel suo volume sull'Incivilimento, notò che l'agricoltura è il fondamento dell'economia, come la possidanza territoriale è il fondamento del potere; e che i municipii italiani nel loro risurgimento cominciàrono dal ramo industriale e mercantile per giùngere al territoriale; e perciò ripigliàrono l'incivilimento antico in òrdine inverso. E v'èbbero a trovare gravìssimi ostàcoli, che non li lasciàrono gettare le radici naturali e salde del civile ordinamento. Così Romagnosi; ma questa verità non fu vista da Sismondi, il quale non riguardò la caduta delle repùbliche comunali come una fusione dei due principii avversi, ma come una ricaduta della civiltà.

Tre elementi costituìvano il principio ghibellino: beni feduali, unità imperiale di tutta l'Italia, e avversione alla chiesa. I tre opposti elementi formàvano il principio guelfo: beni mercantili, repùbliche municipali, e avversione all'imperio. I fondamenti erano questi; il resto era variazione fortùita e secondaria.

Ora come può il signor Balbo parlare di guelfi e ghibellini moderni? I tre elementi che costituìvano quei principii si sono disciolti affatto e in sempiterno. La proprietà fondiaria non ha più natura feudale, nè avversione al Pontèfice, nè dipendenza da altro potere civile che dello Stato entro cui vive. I grandi e gentili non vìvono più nei feudi; non hanno armi proprie; non hanno fortezze in campagna; nè torri in città; nè avanti ai tribunali dichiàrano, a guisa di stranieri, di vìvere secondo la legge sàlica o la legge longobarda. In ogni Stato una legge sola e un solo giùdice attribuìscono i diritti; e una sola forza pùblica li sanziona. E quando il signor Balbo si chiama guelfo, anzi ci vuole in Italia tutti guelfi, siamo tentato di guardarlo attònito, come uno dei Sette Dormienti, che si sveglia a finire un discorso incominciato cinquecento anni fa. Il nome di guelfi suppone il riscontro dei ghibellini; il nome di guelfi non può mai convenire a una nazione, nella quale chiunque ha cento scudi vuol divenir possidente; la quale si adagia quasi tutta nell'agricoltura; e guarda le procellose meraviglie del commercio e dell'industria come cose accessorie, a cui vorrebbe partecipare soltanto quantum sufficit, e in via di decorazione e