ressiparticolari, & anche publici della mia Religione, il qual pesiero mi fu di grandissimo sollevamento, e conforto. Per sollevarmi dunque da quelle noiose fatiche, esposi un giorno, come era solito di fare spesso, il mattone tinto al Sole, per prendermi ancora gusto di quella esperienza, & applicare in tanto la mente mia a quello strano effetto della Natura. E cosi di una cosa trapassando in un altra, considerai che avendo esposto al Sole quel mattone, a fine ch’ei me lo riscaldasse conforme al solito, subito la virtù solare senza dimora si era applicata a farmi il favore con tutta la sua forza mandando a ciaschedun punto del mattone i suoi raggi luminosi, e notai ch’il tutto operava, come se non avesse da fare nessuna altra cosa nel mondo, e credeva, & intendeva molto bene, che gli altri innumerabili immensi, e maravigliosi negozi del Sole, e della sua virtu non erano di nessuno impedimento all’illuminazione, e riscaldamento del mattone, a segno tale, che ne per essere occupato il Sole in riscaldare, & illuminare tanti altri corpi nell’universo, ne per vestire le campagne di erbe, e di piante, ne per coprire i monti di folti boschi, e selve, ne per far nascere tante sorte di animali ed in mare, ed in terra, ed in aria, non per questo veniva punto impedita quella veramente segnalata operazione, che il Sole faceva in grazia mia intorno a quel mattone; & andai tanto avanti in questa fantasia, che quasi precipitai non avvedendomi in volere scusare l’impietà di quegli antichi, che avevano adorata la grandezza della potenza, & il maestro modo di