re la ragione, della qual curiosità io presi grandissimo gusto; e così posto al Sole lo lasciammo stare per poco più d’un quarto d’ora, e poi glielo feci toccare colle palme delle mani1, e sentendo egli, che la cosa tornava bene, e conforme al suo pensiero, se ne compiacque assai: mà non per questo si quietava, anzi interrogando il suo Maestro, ne ricercò con istanza la ragione: e quello rivolto a me disse, che dovessi dargli qualche sodisfazione. Io ridendo risposi. Eh il Signor Marchese la sà benissimo, e che sia il vero, ce la dirà esquisitamente, se l’andaremo interrogando: e cominciai. Ditemi un poco, Signor Marchese, dove sentite voi più caldo stando al lume del Sole, overo stando all’ombra? Ed egli ridendo disse. Stando al Sole. Ed io; pare a me che il nero si rassomigli più all’ombra, che alla luce: che ne dite? rispose, Ed a me ancora. Adunque, soggiunsi io, doverebbe il bianco esser più caldo che il nero contro quello che il fatto dimostra, e dichiara l’esperienza. Quì restò tutto sospeso, e non rispose altro; ma quasi chiedendo aiuto, voltava gli occhi verso il suo Maestro. Ed io seguitai interrogandolo. Da qual parte viene più lume a gli occhi di V. S. dalla parte nera, overo dalla parte bianca? Ed egli: dalla bianca. Ed io desidero sapere un’altra cosa, però mi risponda: Se noi sparassimo venticinque colpi di pistola con palle infocate nella parte nera, e venticinque nella parte bianca, senza esporre il mattone al lume del Sole, e di quelle sparate nella nera ritornassero indietro venti, ma di quelle che fossero sparate nella
- ↑ Il testo originale riporta "le palme delle palmi". Abbiamo modificato in "palme delle mani" anche sulla base del testo riportato nel Carteggio di Galileo (1637-1638), volume XVII delle Opere, Edizione Nazionale, alla lettera 3541. Confronta anche la lettera 3509 che riproduce, con lievi differenze, il testo precedente.[Nota di LiberLiber]