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La scorza stessa del pino selvatico è tratta ad uso d’alimento dagli abitanti della Lapponia, e nella Svezia se ne fa pane, mescolandola con farina di segale.
Delle messe de’ tenerelli rami del pino bianco e del nero abbrustolite giovansi nel Canada a preparare una cotal loro birra aromatica. Pur delle coccole del ginepro, e di altre specie ancora dello stesso gruppo, farai tuo pro in più di un modo, traendone olio, e liquori fermentati o distillati, e tinture medicinali. E come la scorza de’ rami di molte sorte di pini è buona per la concia delle pelli, ove non fanno le quercie; del pari le foglie del cipresso gaggia o di palude, macerate e bollite nell’acqua, somministrano un bagno tintorio, ove la lana dopo tre sole ore di bollitura prende un bel colore di cannella.
Dalle naturali screpolature della scorza di molte conifere, o da incisioni fattevi ad arte, e poi ravvivate a debiti intervalli, gemono ragie o resine utili a comporre vernici, profumi, medicine. La trementina, detta di Venezia, cola dal larice; la trementina comune dal pinus picea, il balsamo carpatico e quello del Canada da altre sorte di pini; come dal cedro del Libano geme la cedria, di che gli antichi valevansi non solo a difendere dal tarlo le cose più preziose, ma eziandio ad imbalsamare i cadaveri de’ magnati e farne le mummie. Di tali ragie naturali, operando con varj artificj, si preparano