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alla luce del giorno, in opposizione ai notturni, che restano chiusi di giorno, e s’aprono durante la notte. — Che di parecchi di tali fenomeni si avesse contezza già da gran tempo stanno a riprova qui pure i nomi volgari dati a certi fiori, onde abbiamo e la bella di giorno, e la bella di notte, e la regina delle notti, ed altri tali nomi che «attestano l’attitudine del popolo a cogliere il lato poetico nelle cose della natura. » E valga il vero «gran tempo, prima che Linneo ideasse il suo orologio di Flora, il contadino indovinava le ore del giorno volgendo gli occhi al prato, ed avvertiva, senza saperlo, l’inesplicabile armonia, che esiste tra i moti di un piccol fiore, e il moto degli astri, che misurano il passaggio del tempo. »

La quale alternativa del giorno e della notte sembra avere una notevole influenza anche su certe altre condizioni dei fiori. — D’ordinario l’odore, che essi mandano, è più manifesto la mattina e la sera, che non sia nel mezzo del giorno, o nel corso della notte. Ma qui pure, come in ogni altra cosa del mondo, si avvera non darsi regola senza eccezione: v’hanno di fatto di tai fiori, che sono odorosi soltanto di notte, e dai botanici si ebbero l’epiteto di tristi per essere per forma e colore poco appariscenti; tale è il caso del geranio notturno o notturnino (pelargonium triste); del gladiolo o spadarella cangiante (gladiolus versicolor); del violaciocco di notte (hesperis tristis), e d’altri parecchi. I nomi