nel verisimile, e non nel falso e nello strano, cercar pascolo alla fantasia; come già la botanica riceve dalla pittura mutuo compenso col farsene ritrarre quelle dilicate parti, che o non si ponno conservare, o non acconciamente descrivere con parole. So bene, e confesso io medesimo, che le minute ricerche dei botanici non vanno sempre coronate da così pronti e felici risultamenti, quali finora abbiamo avvertiti. Arduo però a farsi è il passaggio dalle rimotissime cause agli ultimi effetti; dalle leggi e forze infinite della natura alle possibili applicazioni in nostro particolare comodo e profitto; e così nel regno di tutte le scienze interviene, che gli usi pratici di alcune scoperte sfuggano talvolta, e per lunga pezza, ai più diligenti ricercatori. E ciò nondimeno è prezzo dell’opera indagare anche il minuto e l’arcano, per disutile, che apparisca. Ad ogni ente, ad ogni fenomeno vuolsi porre attenzione e studio: imperocchè, essendo le combinazioni delle cose innumerevoli, non avvi per avventura verità naturale tanto strania ed isolata, che non possa tosto o tardi essere feconda di prodigiose conseguenze. — Né mancano esempi a prova di questo. Quando si cominciò a occuparsi di quelle minutissime pianticelle, che i Botanici denominarono crittogame dal modo misterioso di cui si vale la natura a propagarle, non è a dire il poco conto, in che si tennero quegli studii e i cultori loro! Chi avesse detto allora che il dì sarebbe