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proficui erbaggi; sulle chine dei colli sorgono, piacevoli a mirarsi, in viti, gelsi ed ulivi; lassù per gli squarciati fianchi delle montagne giganteggiano in alberi maestosi e secolari, baluardo all’impeto degli aquiloni, e schermo alle nevi, e alle frane rovinose; le incontri, fedel compagnia, persino sulle gelate vette delle altissime alpi, eremite perpetue, a giocondo temperamento di quella triste e monotona solitudine. Quando poi si considerino i piaceri e le gioje innocenti, che i vegetali ne procacciano; i larghi mezzi di sussistenza, e le svariate maniere di farmachi e di altri soccorsi, che a noi e a tanti altri esseri viventi somministrano; e quando si tien conto della somma importanza, che hanno nel mirabile piano della creazione, o come sogliono dire nella generale economia della natura, chiaro ne apparisce, che quella scienza, la quale fa subietto de’ suoi studj le piante, a niun’altra deve riputarsi seconda. Le quali cose, se quanto sono vere, fossero del pari da tutti riconosciute e giustamente apprezzate, non sarebbe d’uopo, che ne spendessi io nuove parole in elogio. Ma così essendo, che molto giovi nel porsi a qualunque intrapresa la persuasione del poterne avere profitto; e allignando pur troppo anche tra giovani alunni della Medicina certe contrarie prevenzioni, erronee e funeste, non sarà inopportuno, se io mi faccio oggi a dirvi in sommi tratti i pregi di una scienza tutta rivolta a soddisfare i nostri bisogni, a moltiplicare