greco. Quest’ultima versione, la sola che noi possediamo, in grazia di que’ tanti volgarizzamenti, e della inettezza dei traduttori ribocca per ogni dove di errori gravissimi di cose, nonchè di voci e di locuzioni al tutto straniere al greco idioma. Il perchè lo Scaligero, che si accinse a sottoporre i detti libri a una critica revisione, non si accontenta di conchiudere, come fa di tutta ragione, non poter essere i medesimi lavoro del grande Filosofo, cui generalmente venivano attribuiti a suoi tempi, ma nega loro eziandio ogni qualunque valor scientifico. In sì fatta sentenza a un di presso s’accorda lo Sprengel, il quale nella sua Historia rei herbariae parlando di essi esce in queste dure parole. «Nullibi lucidi ordinis amor, nullibi subacta doctrina, nusquam demum gravitas sermonis, ac orationis dignitas apparet.» Ma o io m’inganno grandemente, o i giudizj di questi scrittori sono, se non ingiusti al tutto, certamente troppo severi. Imperocchè per poco che uno si addentri nello studio dell’opera di leggeri gli verrà fatto di scovrirvi di assai belle cose, di cavarne molti utili insegnamenti. La prima cosa egli è fuor di dubbio, che senza di essa noi ignoreremmo in gran parte le opinioni dei greci filosofi intorno la vita e l’organizzazione delle piante, essendo perdute quasi tutte le opere sulle quali fu fatta quella compilazione. E perchè poi non vorremo dar merito all’autore, chiunque si fosse, d’aver saputo tener viva la face della filosofia peripatetica in tempi tristissimi