ancora la riproduttiva, avverte, che le piante non si nutrono solo di acqua, ma che si appropriano eziandio le materie contenute nel terreno col mezzo delle radici. Per lui le radici sono alla pianta quel che la bocca e la testa agli animali. Supremo fine della vita nutritiva nel vegetale opina il gran filosofo essere la produzione del frutto e del seme, di modo che quanto più imperfetto l’animale, tanto più accostarsi per tale rispetto alla natura del vegetale. Seme nella pianta, e feto negli animali avere molte analogie tra loro, essere non pertanto diversi per origine e per scopo. Rispetto all’atto generativo nelle piante le opinioni di Aristotile non sono nè così chiare, ne così bene definite quanto quelle sulla nutrizione. Che anzi sembra, fosse da lui ignorata l’esistenza dei sessi, presa in quel senso in cui è accettata dai moderni Fitologi. Anche del fiore, e della importanza delle parti, che lo compongono, non ebbe lo Stagirita concetto esatto. Le sue opinioni intorno la riproduzione si possono riassumere nelle seguenti tesi tolte al libro de generatione animalium. Tutti gli animali dotati di locomozione, che è quanto dire perfetti, hanno, dice egli, il maschio separato dalla femina. In una medesima specie un’individuo è maschio, femìna l’altro, precisamente come l’uomo e la donna. Nelle piante per converso le due forze sono riunite non essendovi in loro differenze da maschio a femina. Le piante si riproducono da se senza una materia generatrice, ma per una cotal maniera