Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/130

30

poco meno che cinquemila anni av. C. Vuolsi dare per accertato, che Menes, l'uno dei Re di quella dinastia, che innalzò le piramidi, vivesse niente meno che 3900 anni av. C. Se così fosse, non potrebbe parere di troppo ardita l'opinione di coloro, che tengono, fossero già percorsi ben 1000 anni di progresso continuato, innanzi giungesse l'Egitto a quella perfezione dell'arte, che la costruzione di quelle portentose moli farebbe supporre. Del resto non è punto dubbio, che gli Egizj furono i primi a tessere il lino e la canape, a scrivere sulle foglie delle palme, a convertire in alimento il grano e l'orzo, a spremere l'olio da semi diversi. L'arte di imbalsamare i cadaveri, cui essi portarono a una perfezione, che in tanto progresso della scienza noi possiamo piuttosto ammirare che emulare, basterebbe a chiarirci, quanto si fossero addentrati nella cognizione delle qualità delle piante. Nei geroglifici scolpiti sui loro monumenti molte specie vegetabili sono rappresentate con tanta esattezza, che la scienza vi trova un perfetto riscontro colle piante viventi. Tali il Nelumbio, il Papiro, il Sebesto, la Squilla, il Sicomoro.

Gli Ebrei venuti 1713 anni av. C. dalla Mesopotamia in Egitto, dove per molte generazioni gemettero schiavi, s'avvantaggiarono non poco delle cognizioni dei loro oppressori. La Bibbia, mirabile documento della antica loro sapienza, ridonda di preziose notizie sulle cose naturali. E quanto alle