di vegetali. Sì fatta credenza è così comune alle nazioni di razza semitica stanziate nell’Asia centrale, che perfino il nome scelto a significare quel primitivo soggiorno troviamo presso a poco il medesimo nel linguaggio d’ognuna. E chi non vede, fa qui notare l’Humboldt molto a proposito, la grande affinità del vocabolo Paradiso, proprio dell’antica lingua persiana, coll’ebreo Pardés, coll’arabo Firdaus, col siriaco Partés, e col sanscritto Paradésa adoperati ad esprimere un medesimo concetto! Ma non fu solo il bisogno, che indusse l’uomo ad occuparsi dei vegetabili, ma quel provvido istinto altresì della curiosità, quel desiderio di conoscere, che in lui pose natura, istinto e desiderio, che lo porta a volgere lo studio, ad esercitare l’intelligenza sopra quelle opere stupende di una invisibile onnipotenza, dalle quali è circondato. Laonde essendo le piante continuamente tra le mani dell’uomo ragion vuole, che egli dovesse a poco a poco abituarsi a distinguere le une dalle altre per poter sceverare le nocive dalle vantaggiose, prescegliere quelle che meglio potevano servirlo, e mercè l’opera dello ingegno affinarne gli utili prodotti. Di tal maniera nacque la botanica, ma rozza ne’ suoi principj e limitata quasi esclusivamente alla cognizione empirica di poche piante usuali. Che se ora vogliamo discendere a rintracciare nei tempi storici o tradizionali quali fossero le nazioni, che prime tolsero a coltivarla e ad ampliarla, si troverà essere