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gimenti, che è quanto dire vera scienza non può essere, dove dalla sua Storia tu la disgiunga. Di assai buone cose si troveranno fatte in antico, molte vie additate, per le quali giova incamminarsi; perfino gli errori, perfino i vaneggiamenti dei grandi ingegni vogliono essere conosciuti, o vuoi per scansare gli scogli, nei quali eglino naufragando hanno urtato, o perchè di là stesso, per contrarie argomentazioni, si prese soventi volte occasione od impulso a luminose scoperte. E ancora per questo modo apprenderemo a stimare convenientemente quelle verità, di cui siamo al possesso, considerando la molta fatica e lo studio che hanno costato; apprenderemo a qual punto sieno da cominciare le indagini per progredire oltre quello, che fu fatto avanti di noi, a sceverare il noto dall’ignoto, a non lasciarci abbagliare da sembianze di novità dove è vecchia la sostanza, infine a non correre dietro a futili ipotesi, a sistemi capricciosi, che l’esperienza dei secoli ha già riprovati. Se questo può dirsi delle discipline tutte in generale, vale ancora più nelle scienze naturali, dove l’utilità degli studj storici è più diretta e maggiore, essendo che in esse le cognizioni di rado sono effetto del caso, o l’opera istantanea del genio, sì bene il risultato di lunghe e pazienti ricerche, di minute osservazioni accumulate a poco a poco, gelosamente custodite, e poi qual sacro deposito trasmesse dall’una all’altra generazione. Interrogare pertanto le