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preferenza coi frutti e colle sostanze, che dagli alberi ci sono porti. Basta in certe parti delle Indie la Palma del coco ai pochi bisogni degli uomini, e i naturali delle isole del mare del Sud si alimentano quasi unicamente dei frutti dell’albero del Pane, come della farina del Sago gli abitatori delle isole Molucche. I datteri e i fichi formano buona parte del nutrimento dei Persiani, degli Egiziani, degli abitatori della Morea, di quelli dell’Arcipelago greco, e della Barberia, nè più ghiotto cibo delle castagne soccorre ai montanari d’Italia e di Francia. Sulle coste settentrionali dell’Africa, e in qualche provincia meridionale della Spagna e del Portogallo, i poverelli in luogo di pane mangiano le ghiande di alcune specie di quercie gentili, che fanno nei loro paesi, principalmente della Quercus Ballota, colle quali macinale a farina, sebbene si abbia un pane tetro e duro, usano nelle carestie sovvenire ai bisogno anche le persone agiate. Che diremo poi di quella infinita quantità di frutti pregiati tanto pel sapore dilicato, e appetitoso delle carni e dei sughi, che ci forniscono gli alberi addomesticati? Ognuno sa, come le frutta si ammaniscono in compagnia delle altre vivande, che servono al nutrimento degli uomini, ora schiette, ora condite collo zucchero, ovvero colte e preparate in cento altri modi. Arroge, come nessuno può ignorare, hannovi assai frutti, che si trasmutano in spiritose bevande, quali in vino vogliam dire, quali in