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di feo belcari. | 85 |
a’ semplici nostri padri, riversando di esse la colpa sulla stagione in cui vissero, piuttosto che sull’attitudine de’ loro ingegni: nè io sarò certamente mai sull’avviso del Cesari sullodato, il quale raccomanda di così scipite leggende, conciossiachè le persone spirituali ci trovano dottrine ed esempj di virtù, eccellentissime. Ora, considerato il nostro Belcari come narratore soltanto di purgata favella, udiamo qualche breve tratto, tolto dalla Vita di Giovanni Colombino e di Francesco dei Vincenti Gesuati, quale leggasi al cap. vi. Segnerò in carattere diverso alcune voci che trovansi citate noi Vocabolario:
“I forti cavalieri di Cristo, fatti novelli sposi della altissima povertà, incominciarono allegramente a mendicare addimandando il pane e ’l vino per l’amore di Dio. E in questo modo posti in un’altezza di mente, calcando il mondo sotto i loro piedi, tutte le cose terrene stimavano come fango, e tuttodì crescevano in desiderio di patire e sostenere pene per amore di Cristo: la lame, la sete, il freddo, le nudità, molti disagi, gli obbrobri e le vergogne, tutti gli scherni del mondo, per amor di Cristo aveano per piacere e sollazzo. Bene era certo mi-