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ad opere pubblicate. | 347 |
tura de’ vecchi tempi ed usanze, piacciono i tenui avvenimenti vivacemente dipinti, e sempre con quella proprietà di voci che assai difficilmente raggiugne la comune de’ moderni scrittori. Manca, è vero, al nostro Sercambi la purità della favella, spezialmente propria una volta degli abitatori delle sponde dell’Arno; nulladimeno potrebbesi pur concedere grazia a qualche suo vocabolo di conio italiano ed espressivo. Egli ha inoltre quella vibratezza di dialogo che tanto e’innamora quando leggiamo le Novelle di Franco Sacchetti. I suoi argomenti non sono sempre nuovi, perchè il Boccaccio ed altri ne maneggiarono alcuni e prima e poi, ma sono sempre con aria di novità esposti e trattati.
Voi non leggerete nella presente edizione alcuna delle Novelle che si trova imbrattata di oscenità e di laidezze, abbenchè posta per lo più in bocca di gente che porta cherca o cocolla, e abbenche l’autore protestisi in più di un luogo di essere un cristianello buono o morigerato. Non vi dissimulo, che tali Novelle appunto, sì per la condotta come per la sposizione, starebbero in cima a tutte; ma io so quale è il debito che mi corre, e so a chi indirizzo questo libro; nè intorno a ciò servirà parlar di vantaggio.