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sibil costume, pietà singolare resero questa giovane la maraviglia delle donne del suo tempo. Nella più tenera età eranle familiari, oltre ad alcuni idiomi viventi, l’ebraico, il greco, il latino; ed il gran numismatico Carlo Patin, nel dedicarle una sua opera, esclamò: Tu Romam Athenas, Hierosolymamque vehis! Le più astratte materie della filosofia, delle matematiche, dell’astronomia, sin anche della teologia, erano suo alimento; e se sentiasi inspirata a far versi sapea con molta dolcezza accompagnarne il canto colle dita su’ tasti, poichè anche la musica le era assai famigliare. Sin dal 1653, suo undicesim’anno, avea fatto voto di virginità, che mantenne inviolato, rinunziando d’impalmarsi sino con principi forestieri. Per consentire al paterno volere l’anno 1678 nel duomo di Padova, fra la pompa più solenne, ottenne laura in filosofia; dopo di che sì nell’università, come nelle accademie si fece alcuna volta ascoltare con grande ammirazione; nè era a que’ giorni straniero di alta nascita o di molta dottrina, che non amasse di visitarla, e che non restasse preso sia del suo sapere, sia della nobiltà e urbanità del suo tratto. Forse la troppo austera vita che condusse abbreviò i suoi dì, essendo passata