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consentisse, non sofferondogli il cuore che stesse da sè lontana una figlia che con isviscerato affetto egli amava. Fu più presto contento di darla in isposa a certo Mario Augusta, gioielliere veneziano, il quale, siccome buono e discreto marito, niente curavasi ch’essa effigiasse o principi o personaggi di nominanza, e più volentieri vedeala occupata a ritrarre altri gioiellieri e uomini di bassa condizione suoi amici. Vivea Marietta in quella pace che godesi fra le tranquille virtù dimestiche, quando nell’età più fiorita, quasi colta da folgore, videsi per improvviso morbo tratta al sepolcro di soli trent’anni, nel 1590. Il misero vecchio suo padre per questa perdita passò in continua ambascia i pochi anni che a lei sopravvisse, nè bastarono a rasciugarli le lagrime Domenico e Marco altri due suoi valenti figliuoli. Anche l’affettuoso marito volle tributare questa giovane di rispettosa mercede, spendendo il rimanente de’ suoi giorni nella vedovanza e nel lutto.