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immaturamente la vita, l’anno 1592. Molti suoi componimenti andarono per mala fortuna dispersi, ma tra quelli che ci restano rispettati dal tempo, basti il far cenno di due principali. Un libro del Merito delle Donne, prosa ingegnosa, ornata qua e là di poesie di vario genere. Giovanni Nicolò Doglioni, che ne fece eseguire la stampa in Venezia l’anno 1600, avvertì che l’opera non avea dal suo autore avuto l’ultima lima. Il Floridoro, poema diviso in tredici Canti, pubblicato da Modesta sin dall’anno 1581, ma che poi rinnovò affatto, talchè divenne altro lavoro. Questo ultimo rimase inedito: quello che vide la luce fu lodato da’ suoi contemporanei come opera da far onore ad ogni uomo di bella fama; e il cavalier Iacopo Morelli lo registrò tra i poemi più degni di essere conservati, perchè di bella immaginazione, e con istile disinvolto e pulitezza di lingua condotto. Di altro fregio può giudicarsi adorno oggidì, che tanta festa viene fatta al romanticismo, potendo a siffatto genere di componimenti appartenere.