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290 | discorso sul fior di rettorica. |
opportune alla pronta intelligenza e chiarezza della scrittura, e desidero di non essermi ingannato.
Le diligenti edizioni sogliono avere l’ornamento di un indice di tutte quelle stampe che precedentemente si sono fatte, e nel caso nostro restano meglio arricchite quando offrano anche l’indice dei codici che possano essere conosciuti. Siccome però ad ottenere questo intento avrei dovuto, quanto a’ codici, prendermi molta briga per conoscere quello che non è stato notato dagli scrittori; e quanto all’edizioni non avrei che impinguato il libro di notizie di poco o niuno interesse, così confido d’essere scusato dell’avermi evitata siffatta noia, e tanto più che l’edizione principe e le stampe fatte colle cure del Corbinelli e del Manni penso che sieno le sole buone e valutabili. Avrei bene desiderato di soddisfare la mia curiosità coll’esame della più volte rammentata edizione dataci dal Montalbani in Bologna nel 1658 in 12, ma non essendomi riuscito di averla sott’occhio, per le cose già osservate, mi arrischio di giudicarla affatto infruttuosa. Quel caro signor Ovidio Montalbani non potea fiutar bene entro alla tramoggia, egli che intitolava i soprabbondanti