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di don chisciotte. 273


si ritirò durante la notte in un bosco per flagellarsi con più libertà, e il suo padrone si mise in un canto a qualche distanza con corona in mano per numerare le frustate con esattezza. Cominciò Sancio a flagellarsi, e don Chisciotte a contare; ma in realtà il volpone di Sancio in vece di battersi le spalle andava battendo gli alberi, e mandava intanto si lunghi gemiti che ad ognuno pareva che l'anima dovesse scappargli fuori. Per vita tua, gli disse don Chisciotte, tenero di cuore, non disertare di più le tue povere carni che questa medicina mi pare troppo crudele.


Ultima volontà e Morte di don Chisciotte.


Le umane cose non possono essere eterne; e la vita di don Chisciotte non avendo alcun particolare privilegio del cielo fu raccorciata dai disgusti, dagli affanni, dai tanti stenti sofferti. Tornato a casa, ammalò gravemente, ma durante la sua malattia potò rimettersi in buon giudizio. Rassegnato cristianamente alla sua ultima ora, volle al suo letto il curato, il notajo, il barbiere, Sansone Carrasco, la nipote, la serva, e Sancio, il quale si mise in un cauto presso al padrone singhiozzando

Gamba, Opere 18