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tero esser mai conquistali prima che non fossero tolti di mezzo da molti cavalli, che passarono il fiume a guazzo; nè bastarono ancor questi a prendergli, che, ascesi alla montagna velocissimamente, se ne fuggivano, ma assaliti da alcuni cani corsi, tenuti nell’esercito a questo fine, furono dissipati e morti dalla cavalleria. Che ve ne pare, P. Moschini onorando, e a me sempre carissimo?

Secolo xvi.

Entro colla mia Narrazione nel secolo d’oro delle lettere e delle arti, in quel secolo in cui per tutta Italia e oratori e poeti, e pittori e architetti, ed i cultori di ottime discipline germogliavano come i mughetti e le giunchiglie allo spuntare di primavera.

Un nome veramente grande, e, dirò meglio, un astro luminosissimo comparve sotto questo cielo in Lazzaro Bonamico, il quale non mai si vide finora oscurato da verun altro de’ suoi concittadini. Come uomo da paragonarsi ai Classici antichi lo definì il Sadoleto; l’onore dello studio di Padova lo chiamò lo Speroni; qual ingegno di cognizioni profonde nell’antichità e nell’erudizione fu dal