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di don chisciostte. 271


Che Sancio suo scudier tremila diasi Trecento scudisciate in sulle solide Chiappe, scoperte all’aria, e con tal impeto Che si ammacchin, si rompano, sì scuoino. Cinque sole frustale era Sancio ridotto a darsi con fatica, e vedendo il suo padrone che poca cura prendeasi del rimanente, una notte gli slacciò le brache, mentre dormiva all’aria aperta; e stava il cavaliere già in procinto di eseguire i voleri dell’oracolo colle redini di Ronzinante. Sancio si svegliò indispettito dell’abuso di potere del suo padrone, e gli saltò addosso, lo stramazzò a terra, e lo percosse furiosamente. Tornarono poco dopo ad essere gli amici di prima, poiché don Chisciotte riconobbe che aveva avuto torto nel battere Sancio, essendo stata intenzione dell'oracolo che le scudisciale fossero volontarie.


La Disfatta di don Chisciotte


Il Cavaliere dalla bianca Luna (che così chiamavasi Sansone Carrasco in abito mentito) trovandosi al passeggio sulla spiaggia del mare, invitò Don Chisciotte a nuova disfida per provare col valore delle armi che la sua dama era senza paragone più bella di Dul-