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di don chisciotte. | 265 |
quei poveri innamorati, ché altrimenti io vi disfido a particolare tenzone. Detto fatto: sguainò la spada, diluviò coltellate sopra i fantaccini, e tra tanti colpi tirò tale soprammano, che se maestro Pietro non se ne fosse schernito, avrebbe avuto la testa buttata via netta come se fosse stata di marzapane.
L'Incontro della bella Cacciatrice.
Sancio, quantunque goffo, comprendeva bene che quasi tutte le azioni del suo padrone erano bestialità; tuttavia non gli reggeva il cuore di abbandonarlo. Portandosi un giorno alla caccia certa Duchessa col suo falcone in mano e in compagnia di suo marito, ed essendo stata veduta da don Chisciotte, ordinò tosto al suo scudiere di andare a piedi di lei, e di offrirle gl’interi suoi servigi. Sancio
eseguì la commissione, e così ebbe principio il complimento: Bella Signora, quel Cavaliere che si vede là, chiamato il Cavaliere dai Leoni, è il mio padrone, ed io sono uno de' suoi scudieri, e al mio paese mi chiamano Sancio Panza: ora questo Cavaliere dai Leoni, che non ha molto si chiamava il Cavaliere dalla Trista figura, mi manda a