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di don chisciotte | 247 |
rifiutò l’ambasceria. Ciò diede origine a nuova zuffa, in cui Don Chisciotte e Sancio rimasero derubati e malconci.
Cardenio calpesta Don Chisciotte e Sancio.
Uno sventurato, di nome cavaliere Cardenio, tutto lacero e più che mezzo impazzito per amore, volle narrare le sue sventure a
Don Chisciotte, che incontrò in Sierra-Morena,
ma a patto che questi non interrompesse mai il filo della dolente istoria. Così seguì sino al punto in cui Cardenio nominò il famoso libro di cavalleria scritto da Amadigi di Gaula. A questo nome Don Chisciotte si scosse, si oppose, confutò Cardenio, e i due cavalieri si riscaldarono il sangue, uno per offendere e l’altro per difendere il gran maestro Elisabatte, imputato di avere commesso concubinato colla regina Madassima. Nel bollore della zuffa Don Chisciotte si trovò salutato da una sassata nel petto che lo fece stramazzare. Sancio voleva proteggere il suo padrone, ma Cardenio con un pugno se lo gittò ai piedi, e montatovi addosso gli ammnaccò aspramente le costole. Un capraio era accorso per difesa di Sancio, ma Cardenio, dopo ch’ebbe troppo bene macinati e pesti quei due, fuggì via e tornò a nascondersi nella foresta.