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di giovanni boccaccio. 231

spese poi gran parte del suo tempo nel commendarla in prosa ed in rima. La vivacità del temperamento di lui, i licenziosi costumi del secolo, il predominio dello passioni più allettatrici lo ingolfarono per parecchi anni in una vita epicurea, sicché scaturì poi quell’inverecondo scrivere, che videsi prodigalizzato soprattutto nel suo Decameron; opera a cui hanno prestato i colori il furbesco ammiccare e le men che oneste cortesie delle amadrici insidiose.

Contava il Boccaccio 35 anni di età quando rimase privo del genitore, e pare che poco dopo, sazio de’ compiacimenti che nulla giovano alla costante serenità della vita, cominciasse a battere tutt’altra carriera, cercando lieta e riposata pace in seno della sua Firenze, in cui venne a pigliare stanza verso l’anno 1350. Quivi ben presto conobbesi il suo rarissimo ingegno, e se ne fece sperimento con una missione di cui fu incaricalo all’illustre esule Francesco Petrarca, che allora soggiornava in Padova, ed a cui venne ad offerire la immediata restituzione di tutt’i beni del paterno retaggio. Bello sarà stato il vedere questi due peregrini, di candida amistà congiunti, intendersi in que-