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188 | delle lodi |
tu le ne giacerai inoperoso, e dislealtà si è quella di cimentarti all'agone per non trovar poi paline da mietere quando sarai giunto alla meta!
A tanto bisbigliamento io non invocherò l’ombra del Mecenate veneziano a rispondere, conciossiachè se i tempi nostri non sono i suoi, a’ tempi nostri è debito di conformarci. Dirò bene, che tanti apparenti discapiti provenir sogliono da inopportuna temenza. Se la religione confortatrice scorsesi o illanguidita o venuta meno in alcuni, la tristizia di pochi non è delitto che serpeggi fra i più, e sanno i più, che società senza religione è feluca senza limone e senza vele; quindi noi la vediamo ferver gagliarda nel cuore del nostro Augusto, e di tanti ottimi suoi Magistrati, fervere negli onorati petti de’ migliori tra i cittadini, fervere sì nel seno delle nobili matrone, come in quello delle villanelle tapine; e vi basti entrare ne' templi per mirarvi sempre le auguste funzioni di folto popolo coronate, o scorrere le nostre campagne per trovarvi rispetto e venerazione all’altare. Pur troppo è vero che quelle accette micidiali d’oltremonte che ci colsero inermi ebber falciata gran parte di nostre sostanze, ed ahi troppo spesso ora