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di girolamo ascanio molin. | 169 |
buto, che ci è comune, noi conosceremo che in lui non si cicatrizzarono mai le piaghe lasciate aperte dalle funeste rivoluzioni di queste contrade. Vedremo però eziandio che non gli venne mai meno il coraggio nel lottare ora contro gli assalti dell’invidia cittadinesca, ora contro le macchinazioni della vendetta, ora contro la prepotenza di que’ dominatori che, secondo le sue espressioni, eran fra noi per tagliare le radici dell’albero dell’abbondanza con una mano, e per pretenderne inesorabilmente i frutti coll'altra. Giunser costoro sino a strapparle una volta dal suo pacifico campestre asilo, e a guisa di reo di ulta tradigione lo vedemmo strascinato a’ lor tribunali, ed obbligato a schermirsi da terribili insidie. Ma non gli fu d'uopo che di mostrare apertamente una fronte in cui l'insubordinazione o il delitto non poteano lasciar vestigio di macchia alcuna, e quindi videsi finalmente restituito innocente in seno della famiglia, togliendo dalle angustie più gravi gli animi dei suoi parenti e de’ suoi amici.
Ridonato agli ozj domestici, Sempre più raffrenando quella commozione che lo rendea mal sofferente ne’ tutt'ora strani sconvolgimenti della patria, cercò i sollievi dell'animo nel-