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annotazioni. | 149 |
Italia siccome rifiuti della stampa e della calcografia. L’origine delle fabbriche Remondiniane risale alla metà del secolo decimosettimo, ed esse si sostennero per lunga stagione, siccome produttrici di manifatture del prezzo più vile. Giambatista Remondini, padre del nostro Giuseppe, diede straordinario e felice moto colle domestiche officine, ed egli fu specialmente che seppe aprirsi un commercio nelle più rimote contrade, e che alle imprese più dozzinali aggiunse anche quelle che avrebbero reso onore a qualunque esperto e dovizioso tipografo. Nel periodo di pochi anni pubblicò opere assai dispendiose per la loro mole, senza bisogno di alcuna pubblica o privala assistenza. La Teologia del Petavio, in sette volumi in foglio, le Opere del Morgagni, in sei volumi in foglio, quelle del Graveson, in diciannove volumi in quarto, quelle di Benedetto xiv}}, in quindici volumi in foglio, le Teologie del Berti e del Patuzzi, che formano tredici volumi in foglio, e la Somma di s. Tommaso, in dieci volumi in foglio, s’impressero tra il 1760 e il 1770, cioè in poco men di due lustri, e questa ultima edizione riuscì eziandio nobilissima. Giuseppe Remondini, sostenendo poi la grandiosità delle imprese paterne, vi tolse quella ruggine in cui restavano involte, e affidando la correzione delle stampe ad uomini addottrinati, e promovendo le manifatture degli intagli in rame, si attirò meritamente gli elogi dovuti agli uomini di non ordinaria elevatezza d'ingegno. Se non fortunate in commercio, belle però ed assai splendide furono le sue edizioni degli Annali di Bologna del Savioli, in sei volumi in quarto, delle opere di Matematiche del Boscovich, in cinque volumi in quarto, e di tutte