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142 elogio funebre


punto la parte più eletta del nostro Giuseppe ne’ suoi attributi di cortesia, di assistenza, di sofferenza, di compassione. Parlo di uomo notissimo a tutti gli ordini della città nostra, né occorre che qui mi occupi a modellarlo adesso nelle azioni sue più minute. Dirò bene che non era domestico il quale non lo amasse come padre o fratello, anziché lo temesse come padrone. Dirò bene, che il suo fervido temperamento potea per poco spiegarsi quale nembo che minaccia procella, o qual torrente che impetuoso rincalza gli argini che lo raffrenano, ma il nembo scioglieasi poi sempre in pioggia feconda, ma il torrente depositava poi acque che rendeano più ubertoso il terreno inondato. Mai noi vedesti mal fermo nelle amicizie, giammai sconoscente alle più minute sollecitudini, giammai conobbe che cosa fosse partito, che cosa fosse ostinazione. Una tenera preghiera, un racconto compassionevole, una pittura tratteggiata di affettuosi colori bastavano sole a trargli lagrime di commozione. Ah un cuore di sì bella tempera mancherebbe per sempre alla patria, se voi, Francesco, figliuolo ed erede suo, non ve ne foste di già palesato imitatore col mantenere il governo di queste officine, sostenute per lo