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126 | elogio funebre |
meno che in questo giorno trigesimo io sparga di qualche fiore il suo feretro, e inviti a spargerne meco quelle anime sensitive, le quali sanno ben valutare la perdila irreparabile che ha fatto la patria nostra. Io renderò dal mio canto ad un personaggio che mi fu padre, che mi fu amico e benefattore, che solo mi condusse a vivere non inonorato fra gli uomini colti ed onesti, un tributo di laude ingenua; né le finezze della eloquenza, non adattale al troppo breve mio ingegno, né veruna eleganza di bel parlare, ma paleserò, per quanto sarà in me, la riconoscenza di un figlio, il cuore di un amico, il rispetto di un estimatore della virtù. E tolga Iddio che l’adulazione investa il mio labbro. Giuro a voi, ascoltatori tutti che mi porgete benigno orecchio, giuro a voi, venerabili sacerdoti, che decorale queste solenni esequie, che la mia debil voce da null'altro è sciolta, se non che dall’ardente e vivissima voglia di vedervi qui tutti meco impegnati ad onorare la memoria di un uomo, le cui belle doti meritano di essere scritte nel libro d oro della posterità. Riguarderemo Giuseppe Remondini come ottimo nostro concittadino, lo riguarderemo come rispettabile padre di sua famiglia, e basteranno queste due