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di feo belcari. 97

beni. E non solamente è riprensibile tra Cristiani, ma ancora tra Pagani, perocchè moltissimi infedeli, conosciuta la viltà delle ricchezze, volontariamente le hanno abbandonate e disprezzate, considerando i mali che seco recano; chè, intra gli altri, si acquistarono con fatica, possegonsi con timore, e perdonsi con dolore; ed è una servitù di idoli amare le ricchezze, ed intra tutte le nazioni del mondo sempre dagl’intendenti furono più estimati e più famosi quelli che a’ beni temporali fuggirono, che quelli che gli cercarono. Sicchè di nuovo esclamo:

O uomo, mettiti a pensare,
     Onde ti viene il gloriare.

Se dalla tua fine avessi gloria, questo sarebbe somma stoltizia, perocchè l’uomo non ha tanto da umiliarsi quanto è la terribile morte vedendo, e considerando con quanti dolori, con quante paure, con quante ansietà l’anima si parte dal corruttibile corpo. Che cosa è più orrenda che l’uomo morto? quale cosa più sozza, quale cosa più puzzolente che il corpo fracido? perocchè dalla carne nascono infiniti vermini, dal cerebro venenose botte, dalle intestina e dalle parti genitali animali

Gamba, Opere 7