Mon.Ciò, che disse Aritea, Clori, fu vero;
Tirsi guardando a vostri rischi, e solo
Pensando a divietare
L’altrui forte ardimento, e disiando
Farvi affatto secure, era rivolto
A tal rigor, che drittamente dirsi
Poteva crudeltà; la cui durezza
Come creder dobbiam, non approvata
La suso in Ciel, noi la veggiam punita
In lui con grave affanno, e con la forza
D’infinita tristezza, e certamente
Non pur per questo, ma per molti essempi,
De quali il mondo parla,
Scorgesi, la pietate esser diletta,
E molto cara a Dio; per conseguenza
Deon quà giuso gli uomini apprezzarla;
Però placati o Clori; il nostro Alcippo,
Se pure egli ha peccato,
Commise error, che sempre, e ’n ogni loco
Quasi a la gioventù fu perdonato,
E se la colpa suol per pentimento
Scusa impetrar, non la negare a lui,
Il quale oggi si pente, e così duolsi
Con angoscia infinita
D’haverti unqua spiaciuto, ch’egli aborre
La sua medesma vita;
E s’ostinata chiedi,
Ch’ei s’affoghi ne l’onde d’Erimanto
Ei non s’oppone a tuoi desiri; il padre
È che ti prega, e ti piagne a piedi;
Miralo o Clori; quei sembianti afflitti,
Quegli occhi lagrimosi, e quei singhiozzi
Non saran degni di trovar mercede