Hor per padre m’accetta; in tua balìa
E, che sia fortunata, o sfortunata
Tutta la vita mia;
In questi monti, o Clori,
Esser posso beato,
Non voler, ch’io ci viva
Essempio di dolori;
Homai lascia piegarti;
A te le mani io tendo; ecco io ti prego;
Nè son solo a pregarti; te ne prega
Questa chioma canuta, e questo petto
Tribolato d’affanni, e questo pianto,
Che disgorga da gli occhi, e questa faccia
Già smorta divenuta, ah non guastare
La mia felicità, non far contrasto
A mie venture, e fa, ch’oggi ti provi
Sì come un chiaro sole
A mie giornate oscure.
Clo.O Tirsi qui venendo
Mi diceva Aritea,
Come tu poco dianzi
Contrastavi a Montano,
E che la sua clemenza
A te pareva rea, et io non veggio
Il fin de tuoi consigli,
Quando le leggi nostre
Debbano forza haver contra ciascuno,
Ma non contra tuoi figli;
Se col dolor paterno
Vuoi scusare le colpe, alcuno al mondo
Non fia mai condennato,
Perche ciascun vivente
Pur d’alcun padre è nato.